Da quando in qua rendere un sito accessibile ai disabili è un “crimine di guerra” e un atto di “giudaizzazione”?

La demonizzazione di Israele non conosce limiti né vergogna, costringendo la Corte Suprema a smontare una per una le false accuse della propaganda palestinese

Di Maurice Hirsch

Maurice Hirsch, autore di questo articolo

La decisione delle autorità israeliane di rendere accessibile ai disabili la Grotta dei Patriarchi di Hebron viene denunciata da mesi dall’Autorità Palestinese come un “crimine”, un atto di “giudaizzazione” e un attacco alla “natura culturale e islamica” del sito nonché contro “il puro diritto dei musulmani su di esso” (così il quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida lo scorso 14 agosto):

Nel quadro della campagna per impedire che il sito sia reso accessibile ai disabili, la Municipalità di Hebron controllata dall’Autorità Palestinese ha persino fatto appello ai tribunali israeliani contro la decisione. Dopo che il Tribunale Distrettuale di Gerusalemme ha respinto il ricorso, la Municipalità ha fatto appello alla Corte Suprema israeliana (Appello di Petizione Amministrativa 1883/21 Municipalità di Hebron et al. vs Ministro della Difesa israeliano).

Con sentenza emessa il 4 novembre, la Corte Suprema ha respinto il ricorso, aprendo finalmente la strada alle misure previste per rispondere alle esigenze dei disabili che desiderano visitare il sito.

Presentando il problema dell’accessibilità, la Corte osserva innanzitutto che attualmente la Grotta dei Patriarchi è inaccessibile alle persone con disabilità. Per accedere al cortile esterno del sito bisogna prima salire 3 rampe di scale, ognuna con 8 gradini. Da quel cortile bisogna poi percorrere altri 59 gradini. Le aree oggetto del ricorso verrebbero utilizzate per realizzare una rampa a lato delle prime 3 rampe di scale e un ascensore all’interno dell’edificio stesso. Dopo aver illustrato i termini della questione, la Corte procede ad esaminare nel dettaglio i reclami della Municipalità di Hebron e le ragioni per respingerli.

Grotta dei Patriarchi, a Hebron. A sinistra, le scale che conducono all’edificio principale. A destra, la scalinata che conduce al cortile esterno

L’affermazione dell’Autorità Palestinese secondo cui rendere il sito accessibile alle persone con disabilità danneggerebbe il carattere sacro del sito viene respinta dalla Corte osservando, tra l’altro, che il sito è sacro non solo per l’islam ma anche per l’ebraismo e tuttavia nessuno da parte ebraica ha ritenuto che le migliorie proposte ne danneggerebbero in alcun modo il carattere sacro.

L’affermazione dell’Autorità Palestinese secondo cui la decisione di rendere il sito accessibile alle persone con disabilità sarebbe stata presa usurpando la sua giurisdizione viene respinta dalla Corte ricordando che nel corso degli anni vi sono stati molteplici tentativi da parte delle autorità israeliane di coordinare i lavori con la Municipalità dell’Autorità Palestinese e con il Waqf islamico, ma entrambi gli enti si sono rifiutati di rispondere. La Corte osserva che è difficile conciliare il fatto che, da un lato, la Municipalità dell’Autorità Palestinese si è rifiutata di partecipare alle discussioni sulla messa a norma dell’accessibilità del sito, e dall’altro lamenta che le autorità israeliane avrebbero “usurpato” la sua pretesa autorità e giurisdizione.

L’affermazione secondo cui la decisione di rendere accessibile la Grotta dei Patriarchi violerebbe il Protocollo sul Ridispiegamento a Hebron, sottoscritto dalle parti nel gennaio 1997 (nel quadro dei cosiddetti Accordi di Oslo), viene respinta dalla Corte che accoglie l’argomento del Tribunale Distrettuale secondo cui la salvaguardia dello status quo dei siti religiosi non esclude la realizzazione di opere essenziali per rendere tali siti sicuri e accessibili per i disabili.

Respinte queste argomentazioni, la Corte rileva che successivamente, nel corso dell’udienza, la Municipalità dell’Autorità Palestinese ha revocato le sue obiezioni al fatto in sé di rendere accessibile il sito ai disabili, continuando tuttavia ad opporsi agli specifici progetti prescelti. La Corte, pur rilevando di non porsi in linea di principio come alternativa all’autorità urbanistica, ha comunque esaminato le diverse obiezioni avanzate – tra cui la complessità ingegneristica, l’impatto ambientale dal punto di vista archeologico/conservazionista, la facilità di utilizzo e il costo – e ha ritenuto alla fine i progetti proposti ragionevoli e conformi alla legge.

Per quanto riguarda i lavori, la Corte ha anche preso atto dell’impegno delle autorità israeliane a eseguire con estrema attenzione la costruzione del pozzo dell’ascensore, utilizzando strumenti manuali e sotto la guida costante delle autorità archeologiche.

Infine, la Corte osserva che, in base agli accordi in vigore e che non verranno modificati dalle migliorie proposte, l’uso quotidiano della Grotta dei Patriarchi è diviso tra ebrei e musulmani, con gli ebrei che hanno accesso regolare alle sale relativamente piccole dette di Abramo e Sara, Giacobbe e Lia e al cortile tra loro, mentre i musulmani hanno accesso alla sala più grande detta di Isacco e Rebbeca e ai cortili circostanti. Sempre in base agli accordi, vi sono 10 giorni all’anno durante i quali l’intera grotta viene utilizzata solo dai musulmani. In quei giorni i fedeli musulmani, oltre al già esistente accesso per disabili alle sale di Isacco e Rebecca, potranno usufruire anche dell’accesso per disabili alle altre sale. Dunque, contrariamente a quanto va sostenendo la propaganda palestinese, i nuovi impianti torneranno a vantaggio anche dei fedeli musulmani.

Si noti che la proponga dell’Autorità Palestinese contro la decisione di rendere accessibile ai disabili la Grotta dei Patriarchi si è spinta al punto di accusare Israele di commettere un “crimine di guerra” sostenendo che “equivale a innescare una guerra di religione”.

(Da: palwatch.org, 7.11.21)