Il vero apartheid? Quello dell’Onu fra vittime civili israeliane di serie A e di serie B

Secondo un’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, i civili israeliani uccisi dai terroristi non sono tutti uguali. Si vuole forse insinuare che l’assassinio di certi civili è legittimo?

L’ambasciatore d’Israele alle Nazioni Unite Gilad Erdan

A quanto pare, un organismo umanitario delle Nazioni Unite discrimina tra le vittime israeliane di attacchi terroristici classificandole come civili normali oppure come “coloni”.

L’agghiacciante distinzione operata dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha attirato l’attenzione dei rappresentanti israeliani dopo che l’organismo ha classificato non come un semplice “civile” ma come un “civile colono” Eliyahu David Kay, il 26enne israeliano ucciso lo scorso 21 novembre vicino al Monte del Tempio, nella Città Vecchia di Gerusalemme, in un attentato con armi da fuoco e armi bianche perpetrato da un terrorista di Hamas che ha ferito altre quattro persone prima di essere a sua volta ucciso. A parte ogni altra considerazione, il dato è anche tecnicamente errato giacché Eliyahu David Kay viveva a Modi’in, che non è un insediamento ma una città nel centro di Israele fra Tel Aviv e Gerusalemme.

L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari tiene il conto del numero di israeliani e palestinesi morti o feriti nel quadro del conflitto. Ora si scopre che sul suo sito web l’agenzia umanitaria dell’Onu opera una distinzione fra i morti israeliani che vengono definiti “civili” tout court e altri (compresi vecchi, donne e bambini) che vengono classificati a parte come “civili coloni”. Insomma, civili di serie B.

L’ambasciatore d’Israele alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, ha inviato una dura lettera al Segretario Generale dell’Onu, Antonio Manuel de Oliveira Guterres, in cui chiede che la questione venga presa immediatamente in considerazione e che i dati sul sito vengano corretti.

Dal sito web dell’agenzia delle Nazioni Unite

“In modo delirante e totalmente contrario alle norme consolidate del diritto umanitario internazionale, in riferimento alle vittime del conflitto il sito web delle Nazioni Unite distingue tra cosiddetti ‘coloni’ israeliani e ‘civili’ israeliani – scrive Erdan – Tale distinzione fra tipi apparentemente diversi di vittime civili è spregevole e in totale violazione delle norme del diritto internazionale e di qualsiasi norma morale.”

“Come lei probabilmente sa – continua la lettera rivolta al Segretario Generale dell’Onu – secondo la legge non esiste alcuna distinzione tra diversi tipi di civili, né per il loro luogo di residenza né per le loro convinzioni ideologiche. La distinzione fra tipi diversi di vittime israeliane – sottolinea l’ambasciatore – non solo suscita dubbi sull’impegno delle Nazioni Unite verso i principi consolidati del diritto internazionale, ma solleva anche l’inquietante interrogativo se l’Onu e le sue agenzie non considerino l’assassinio a sangue freddo di certi tipi di civili israeliani come un atto giustificabile”.

Nella lettera, Erdan stigmatizza anche la designazione di Eliyahu David Kay come residente in Giudea e Samaria, quando in realtà viveva a Modi’in. “Questo ‘errore’ – scrive Erdan – mette in dubbio la veridicità di tutte le informazioni dell’ufficio delle Nazioni Unite e suscita inquietanti interrogativi riguardo alle sue motivazioni. Il sito non solo sbaglia nell’interpretare il diritto internazionale, ma distorce anche i fatti”.

“Il governo israeliano – conclude la lettera dell’ambasciatore – non può accettare lo svilimento e la mancanza di rispetto per la vita dei nostri cittadini. La vita di tutti i cittadini d’Israele è ugualmente importante e ci aspettiamo che le Nazioni Unite trattino tutte le vite umane allo stesso modo”.

“Purtroppo – ha spiegato Erdan a Israel HaYom – non c’è livello di meschinità a cui le Nazioni Unite non siano disposte ad abbassarsi, ed è per questo che ho contattato il Segretario Generale e ho chiesto che la cosa venisse immediatamente corretta. Gli ho chiesto di trattare personalmente con severità coloro che hanno fatto questa distinzione immorale e illegale”.

(Da: YnetNews, Israel HaYom, israele.net, 6.12.21)