Ong palestinesi rifiutano aiuti UE pur di non impegnarsi a recidere i legami col terrorismo

Una pretesa che conferma la denuncia israeliana sugli stretti rapporti tra presunte organizzazioni civili palestinesi e gruppi riconosciuti come terroristi

Rina Shnerb, 17 anni, assassinata lo scorso 23 agosto in un attentato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina

Ben 135 organizzazioni palestinesi hanno rifiutato di firmare una richiesta di sovvenzioni all’Unione Europea che prevede, fra i vari criteri, che i destinatari si impegnino a non trasferire gli aiuti UE a gruppi o enti terroristi.

Le 135 organizzazioni in questione si rifiutano fermamente di firmare la richiesta così formulata sostenendo che i gruppi terroristici palestinesi sono semplicemente “partiti politici”. Lo ha reso noto mercoledì il Ministero degli affari strategici israeliano.

Shawan Jabarin, direttore esecutivo dell’organizzazione di boicottaggio palestinese Al-Haq, ha dichiarato a The New Arab: “Abbiamo chiesto di inserire clausole che stabiliscano che non siamo tenuti a riconoscere i criteri previsti per quanto riguarda i gruppi terroristici”.

Una lettera di protesta è stata inviata dal Ministero israeliano a una riunione tra rappresentanti dell’Unione Europea presso l’Autorità Palestinese e rappresentanti delle organizzazioni della società civile palestinese guidati da Mustafa Barghouti, segretario generale di Palestinian National Initiative, e dallo stesso Jabarin. (In una lunga e contorta lettera di risposta pubblicata il 2 gennaio sul sito di Al-Haq, Shawan Jabarin fa tutto meno che smentire il rifiuto della clausola anti-terrorismo, ndr.)

Da diversi anni il Ministero degli affari strategici israeliano denuncia i legami che intercorrono tra gruppi terroristici e presunte organizzazioni palestinesi per i diritti umani. In un rapporto pubblicato all’inizio di quest’anno col titolo La pista dei soldi veniva documentato il fatto che le istituzioni dell’Unione Europea hanno concesso aiuti finanziari per milioni di euro a organizzazioni della società civile palestinese che hanno stretti rapporti con entità terroristiche e promuovono il boicottaggio contro Israele.

Samar Arabid, attivista BDS attivo nella ong Addameer, è anche un terrorista del Fronte Popolare a capo della cellula responsabile dell’attentato esplosivo che ha assassinato Rina Shnerb

In un altro rapporto intitolato Terroristi in giacca e cravatta, il Ministero citava più di cento collegamenti tra organizzazioni BDS (per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele) e gruppi ampiamente designati come terroristi a livello internazionale, e dalla stessa Unione Europea, come Hamas e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Secondo il rapporto, le cosiddette organizzazioni della società civile palestinese fungono da mezzo di finanziamento per le entità terroristiche, consentendo loro di reperire fondi per le loro attività attraverso organismi legittimi, anche dall’Unione Europea. L’opposizione di queste organizzazioni al criterio che impedisce il trasferimento di fondi ad attività legate al terrorismo conferma quanto già documentato nei rapporti israeliani.

Recenti indagini dei servizi di sicurezza israeliani sull’attentato presso Dolev dell’agosto 2019 in cui venne assassinata la 17enne Rina Shnerb hanno portato all’arresto di una cinquantina di terroristi del Fronte Popolare. Tra questi, alcuni elementi di alto livello che hanno prestato servizio nelle cosiddette organizzazioni della società civile palestinese, compresa Addameer, una delle 135 che si oppongono alla clausola per accedere ai fondi UE. Secondo la ong “ONG Monitor”, Addameer è un’organizzazione che, oltre alla sua continua campagna per delegittimare e boicottare Israele, reclama il rilascio dei terroristi del Fronte Popolare, fornendo loro anche assistenza legale.

(Da: Israel HaYom, 1.1.19)