Quel “Cristo al posto di blocco” è semplicemente antisemita

Perché fanno di tutto per negare l’ebraicità di Gesù attestata dai loro stessi testi sacri e dottrinali?

di Barry Shaw

Barry Shaw, autore di questo articolo

Barry Shaw, autore di questo articolo

Rieccoci in quel periodo dell’anno cristiano in cui, a Betlemme, il credo tradizionale viene follemente gettato dalla finestra della chiesa. Tra il 7 e il 10 marzo è stata nuovamente messa in scena, per la quarta volta, la diffamante rappresentazione anti-israeliana “Cristo al posto di blocco” (Christ at the Checkpoint). E’ già abbastanza grave quando subdoli capi arabi musulmani, compreso il negazionista della Shoà Abu Mazen, capo dell’Autorità Palestinese, parlano a Natale di Gesù come di un “messaggero palestinese”. Ma quando sono i capi della Chiesa a definire Gesù “palestinese” siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso. Sanno benissimo che è una menzogna, e tuttavia amano ripetere questo mantra. Il che porta a chiedersi perché lo fanno. Perché fanno di tutto per negare l’evidente ebraicità di Gesù, asserita dai loro stessi testi sacri e dottrinali? C’è una sola spiegazione possibile: l’antisemitismo.

E’ l’antisemitismo che ha alimentato il dogma spietato che portò all’espulsione e all’uccisione di milioni di ebrei in nome della cristianità, quando gli ebrei venivano perseguitati in tutto il mondo, dalla Spagna e dal Portogallo all’America centrale e meridionale. C’era l’antisemitismo al cuore della teologia della sostituzione secondo cui il Signore aveva abbandonato l’alleanza con il popolo ebraico a favore di quella coi cristiani. E’ l’antisemitismo che ha spinto dei leader cristiani ad abbandonare la narrazione dell’Antico Testamento del ritorno a Sion del popolo ebraico a favore della promozione del famigerato documento Kairos Palestina che vede gli arabi palestinesi come figure cristologiche deprivate della loro terra e gli israeliani come novelli ebrei deicidi, assassini del Cristo: una calunnia tuttora viva e vegeta, che permette di scrollarsi di dosso la vergogna cristiana della Shoà trovando nuova voce nell’anti-sionismo.

"Questa strada conduce ad un villaggio palestinese. L'ingresso per i cittadini israeliani è pericoloso"

“Questa strada conduce ad un villaggio palestinese. L’ingresso per i cittadini israeliani è pericoloso”. Se Gesù arrivasse oggi a un posto di blocco i soldati israeliani gli ricorderebbero che, in quanto ebreo, a Betlemme rischia la vita

Decostruire la storia della Terra d’Israele al fine di negare ogni diritto di sovranità ebraica è essenziale per la politica palestinese. Questa narrazione è stata adottata da molti cristiani che vi hanno trovato il gancio morale a cui appendere il loro antisemitismo. E’ davvero impressionante quanto riescano ad essere cinici e mendaci alcuni leader cristiani, pronti a uscirsene con messaggi dalla forte carica emotiva ma falsi. Si prenda ed esempio “Cristo al posto di blocco”, il nome dell’evento che si è svolto a Betlemme questo mese: cristiani che cercano di rappresentare Gesù come un palestinese che subisce un posto di blocco israeliano. Se Gesù arrivasse oggi a un posto di blocco, i soldati israeliani gli ricorderebbero che, in quanto ebreo, per lui è troppo pericoloso entrare da solo a Betlemme giacché la sua vita sarebbe in grave pericolo in un luogo diventato così radicalmente islamico che anche i cristiani sono fuggiti da questa città, un tempo indiscutibilmente cristiana. Elias Freij, il sindaco cristiano di Betlemme al momento della consegna della città da parte di Israele nelle mani dell’Olp di Yasser Arafat, aveva giustamente profetizzato che Betlemme sarebbe diventata una città “di chiese, ma non di cristiani”.

Agli spettatori dell’evento andrebbe ricordato che le forze di sicurezza israeliane hanno recentemente arrestato 14 membri della Jihad Islamica che facevano base a Betlemme. Nelle case di questi terroristi, a Betlemme, sono stati trovati armi ed esplosivi. In quegli stessi giorni, la rettore della basilica di San Giacomo a Londra organizzava nella sua chiesa un evento di propaganda intitolato “Betlemme Unwrapped” (Betlemme dischiusa). In un articolo sul Guardian spiegava che in questo modo intendeva sostenere una “bella resistenza”, quella nota agli israeliani come un’ondata di attacchi terroristici. E’ la campagna che alcuni leader cristiani e l’evento ”Cristo al posto di blocco” promuovono, ben attenti a nascondere la verità di ciò che realmente accade qui.

“Non ucciderlo per la seconda volta”. La propaganda anti-israeliana ricorre cinicamente all’accusa di deicidio dello storico antisemitismo cristiano

Quello che accade qui è che i cittadini israeliani vengono presi di mira da tentativi continui di assassinio così come lo sono i cristiani nel mondo musulmano, comprese le aree controllate dai palestinesi. A Betlemme i cristiani sono vessati e oppressi: non da Israele ma dai musulmani palestinesi, dirigenti inclusi. Prima che Israele cedesse Betlemme all’Olp di Arafat nel 1995, la popolazione cristiana, in crescita, stava superando l’80%. Oggi i cristiani di Betlemme sono ridotti a un misero 10%. Difficile darne la colpa a Israele, se si considera che la popolazione cristiana nello stato ebraico continua invece a prosperare. Dalla fondazione d’Israele nel 1948, la comunità cristiana del paese si è ampliata di più del mille per cento.

“Cristo al posto di blocco” è in primo luogo un trovata propagandistica che mira ad allontanare cristiani di tutto il mondo da posizioni pro Israele. Lo affermano apertamente nel loro programma: “Creare una piattaforma per un serio impegno contro il sionismo cristiano” al fine di privare Israele del suo appoggio. Mark Tooley ha scritto su Front Page Magazine: “Per riuscirci dovranno mettere il paraocchi a cristiani volonterosamente creduloni, puntando il loro sguardo sui molesti posti di blocco israeliani e nascondendo loro tutto il resto della realtà circostante”. Ha perfettamente ragione. E’ proprio questo atto di disonestà che ne rivela l’antisemitismo. Non è qualcosa che viene fatto per ignoranza o in buona fede. Viene fatto intenzionalmente, un atto consapevole di inganno: l’ennesima calunnia cristiana contro l’ebreo. Questa volta, l’ebreo-nazione: Israele.

La Chiesa St. Charbel a Betlemme, bruciata nel settembre 2015

La chiesa del convento maronita di San Charbel, a Betlemme, bruciata nel settembre 2015

I partecipanti a questo evento amano definirsi “attivisti per la pace”. Si ammantano di un nobile messaggio morale di pace, mentre l’obiettivo di eventi come questo non è la pace, ma la discordia e il pregiudizio contro lo stato ebraico. La virulenta negazione antisemita dei diritti degli ebrei, nel mezzo della campagna anti-israeliana palestinese e islamica e delle sue violenze, è per l’appunto il motivo per cui esistono i posti di blocco. Ma non c’è spazio per questa verità negli eventi tipo “Cristo al posto di blocco” che sono solo un esercizio di impostura, inganno e teologia della sostituzione.

(Da: Jerusalem Post, 8.3.16)