Io credo a ciò che dice quella ragazza

Ahed Tamimi sostiene il terrorismo e la cancellazione di Israele. Ci vuole una buona dose di sfrontatezza per affermare che non si deve credere a ciò che dice

Di Stephen M. Flatow

Stephen M. Flatow, autore di questo articolo

Ahed Tamimi (la giovane palestinese che ha scontato otto mesi di detenzione per la sua esplicita istigazione al terrorismo diffusa su video e per le aggressioni, reiterate per anni, a calci pugni insulti e sputi contro soldati israeliani, sempre calcolatamente inscenate davanti alle telecamere, senza peraltro essere mai riuscita a suscitare la desiderata reazione violenta da filmare e diffondere) afferma di essere a favore della violenza contro gli ebrei e di volere la distruzione di Israele. Io le credo. E credo che i gruppi “pacifisti”, anche ebraici e israeliani, che hanno preso le difese di Tamimi sostenendo che ella pratica la”resistenza non violenta contro l’occupazione israeliana della Cisgiordania” debbano scusarsi per il fatto che si rifiutano di crederle.

Quando Tamimi venne arrestata, lo scorso dicembre, costoro balzarono in sua difesa, scrivendo infuocati editoriali in cui definivano del tutto “naturale” la sua reazione di fronte a soldati che “prendevano possesso illegalmente delle terre del suo villaggio”. Ma non appena è stata scarcerata, Tamimi ha iniziato a rilasciare dichiarazioni in cui afferma con estrema chiarezza che, per lei, la vera questione non è il suo villaggio, bensì l’esistenza stessa di Israele. E ben lungi dall’essere una sorta di Gandhi palestinese, afferma di sostenere il terrorismo e i terroristi.

Ahed Tamimi celebrata dal Real Madrid allo stadio Santiago Bernabeu lo scorso 28 settembre

In un’intervista ad un’emittente televisiva libanese, lo scorso 22 agosto, Tamimi ha elogiato gli Hezbollah e il loro capo terrorista Hassan Nasrallah. Sì, proprio gli stragisti Hezbollah che uccisero 85 innocenti nell’attentato al Centro della comunità ebraica di Buenos Aires nel 1994, proprio gli assassini responsabili della morte di centinaia di israeliani, europei e americani. Proprio lui, Nasrallah, il virulento antisemita negatore della Shoà. Tamimi lo ha sentitamente ringraziato dicendo di lui: “Ci dà sempre più forza, siamo tutti con lui e siamo tutti orgogliosi di lui”, e gli ha augurato buone feste (Eid-al-Fitr).

In un’intervista alla televisione francese France24, lo scorso 17 settembre, le è stato chiesto se avesse qualche rammarico per aver pubblicamente elogiato gli Hezbollah. “No, assolutamente no” ha risposto Tamimi, sottolineando che Nasrallah “si oppone agli Stati Uniti e a Israele e quindi sono d’accordo con lui su questo punto”.

L’intervista a France24 è assai indicativa anche sotto altri aspetti. Si consideri il seguente dialogo.
Intervistatore: “Tu invochi una resistenza pacifica”.
Tamimi: “Io invoco la resistenza del popolo, di qualsiasi tipo. Per me, è importante che le persone possano scegliere come vogliono resistere contro questa occupazione. Per me, ci sono diversi modi per combattere questa occupazione: a ciascuno il suo. Alcuni possono scegliere la poesia, altri schiaffeggiare un soldato, altri possono scegliere di lanciare pietre o disegnare. Rispetto qualunque tipo di resistenza”.
Tamimi si è espressamente rifiutata di affermare che sostiene le azioni “pacifiche”, dicendosi al contrario a favore dei lanci di pietre (che hanno già causato morti e invalidi) e dicendo esplicitamente che “rispetta ogni tipo di resistenza”, includendo ovviamente gli altri tipi di “resistenza” praticati dai palestinesi: coltelli, armi da fuoco, esplosivi. Tamimi non ha mai esplicitamente condannato né preso le distanze da accoltellamenti, sparatorie, attentati esplosivi più o meno suicidi. E non lo farà. Perché crede profondamente nell’accoltellare, sparare e far saltare in aria gli ebrei. Per dirla con le sue parole: “Qualunque tipo di resistenza”. E io credo che parli sul serio.

Qual è, poi, “questa occupazione” di cui parla Tamimi? Di nuovo, lo ha detto con molta chiarezza nell’intervistata a France24, quando ha affermato: “Questi soldati occupano il mio paese: Giaffa, Haifa, Akko”. Per chi non lo sapesse, tutte e tre queste città della “Palestina occupata” di Tamimi non si trovano in Cisgiordania, non hanno nulla a che fare col suo villaggio di Nabi Saleh: sono città da sempre all’interno di Israele. Tamimi non avrebbe potuto essere più esplicita: stava dicendo che considera tutto Israele come “territorio occupato”.

Ci vuole una buona dose di sfrontatezza (alcuni potrebbero definirla una forma di razzismo) per affermare che non si deve credere a ciò che dicono i ragazzi e le ragazze palestinesi, e fingere di credere che non intendano davvero ciò che affermano quando sostengono la violenza contro gli ebrei e la cancellazione di Israele. Chiedo ai difensori di Ahed Tamimi, ebrei e non ebrei, di prendere sul serio le sue parole, e di scusarsi con noi per aver tentato di ingannarci sulle sue reali convinzioni e intenzioni.

(Da: jns.org, 28.9.18)