Padre siriano: «Salvate mio figlio, è tutto ciò che mi resta»

Gli specialisti dell’ospedale Rambam di Haifa salvano la vita di un bambino gravemente ferito alla testa nella guerra civile siriana

Il piccolo K., 6 anni, con due neurochirurghi del Rambam: Joseph Guilbard (a sinistra) e Sergey Abeshaus (a destra)

Il piccolo K., 6 anni, con due neurochirurghi del Rambam: Joseph Guilbard (a sinistra) e Sergey Abeshaus (a destra)

Un mese e mezzo fa una devastante esplosione ha distrutto una casa siriana e la vita delle persone che vi abitavano. Accompagnato dal padre, il piccolo K. di 6 anni, insieme al fratello di 11 anni, è stato portato ai confini della Siria e da lì al Rambam Health Care Campus di Haifa. Lungo il travagliato cammino, il fratello di K. non ce l’ha fatta ed è morto. La madre e la sorella erano già decedute alla partenza, in Siria: tutti a causa delle gravi ferite subite nell’esplosione. Solo K. e suo padre sono rimasti in vita.

Appena giunto all’ospedale Rambam, K. è stato ricoverato d’urgenza in chirurgia dove i medici israeliani hanno lottato per ore per cercare di salvargli la vita. La forza dell’esplosione aveva procurato al bambino un grave edema cerebrale, causa a sua volta di una forte pressione intra-cranica. I medici si sono adoperati per ridurre la pressione. Successivi interventi chirurgici, nel corso dei giorni seguenti, hanno comportato la rimozione di parti delle ossa del cranio per fare spazio al cervello rigonfio, e permettergli di guarire. Per quasi tre settimane il piccolo K. è rimasto privo di sensi nel reparto di terapia intensiva pediatrica del Rambam, strettamente monitorato dal personale specializzato. Lentamente si è riusciti a ridurre la pressione e K. ha finalmente ripreso conoscenza, e ha cominciato a comunicare.

L'ospedale Rambam, a Haifa

L’ospedale Rambam, a Haifa

“Quando il bambino è arrivato qui al Rambam era in coma e quasi morto – dice Sergey Abeshaus, il neurochirurgo che ha eseguito gli interventi – Ricordo quando parlai con il padre, prima dell’intervento chirurgico, e lui mi disse: fate tutto il possibile per salvarlo, quel bambino è tutto ciò che mi resta”.

Dopo altri due interventi chirurgici per riposizionare le ossa del cranio, K. è stato trasferito nel reparto di chirurgia pediatrica, dove un logopedista, un otorinolaringoiatra, un fisioterapista e altri specialisti lo hanno sottoposto a una serie di esami e terapie per aiutarlo a riacquistare quante più funzioni normali possibile. Tre giorni fa K., ormai in grado di reggersi e di camminare sulle proprie gambe, è stato restituito alle cure di suo padre.

“In quanto unico centro per traumi di Livello 1 nel nord di Israele, e uno dei più grandi ospedali del paese – spiega il dottor Abeshaus – il Rambam ha una grossa esperienza con questo genere di lesioni. Purtroppo trattiamo numerosi casi di bambini con lesioni alla testa per incidenti traumatici come la caduta da ragguardevoli altezze. In questo caso abbiamo messo a frutto la nostra esperienza per salvare un bambino che veniva da una zona di guerra, e che era in bilico tra la vita e la morte. Come avviene con tutti i famigliari dei bambini che curiamo, abbiamo salutato il padre di K. da buoni amici. Alla fine abbiamo fatto proprio come ci aveva chiesto: abbiamo fatto tutto quello che potevamo per salvare K. E ora ci auguriamo che abbia una vita lunga e serena”.

(Da: MFA, Jerusalem Post, 20.2.14)

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