Da una decina di giorni i media mondiali sono concentrati su quella che definiscono la “fame” a Gaza. Lunedì scorso, funzionari dell’amministrazione Biden hanno detto al ministro israeliano Benny Gantz, in visita a Washington, che la “crisi per carenza di cibo” che colpisce i palestinesi a Gaza è “intollerabile”.
Uno degli sviluppi più irritanti e francamente offensivi sulla scia della guerra tra Israele e Hamas è la diffusione contagiosa nel discorso pubblico del termine “Palestina” in slogan come “Palestina libera” e in quello apertamente genocida di “Palestina libera dal fiume al mare”
Hamas e l'Autorità Palestinese hanno solo due strade per fermare la controffensiva anti-terrorismo delle Forze di Difesa israeliane nella striscia di Gaza e lo smantellamento del potere militare di Hamas.
È diventata la parola d'ordine del movimento anti-israeliano, come dimostrano le dichiarazioni del presidente Lula in Brasile, il caso del Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia, la pagina X di Jeremy Corbyn, gli slogan gridati nelle piazze di tutto il mondo.
Il leader dell’Autorità Palestinese, quello che prende le decisioni – e che lo fa dal 2005 – non è altri che l’87enne presidente Abu Mazen. E’ lui che dà il tono e decide le politiche dell’Autorità Palestinese.
Oggi [martedì 27] è stato un giorno festivo in Israele perché ci sono state le elezioni amministrative, che avrebbero dovuto tenersi il 31 ottobre 2023 ma sono state posticipate (a causa della guerra scatenata da Hamas).
Il massacro di Hamas del 7 ottobre non è mai avvenuto. E se è avvenuto è stata un’azione giustificata, persino ripetibile. Quanto agli ebrei, è gravissimo che attacchino i civili e massacrino i bambini palestinesi. Queste e altre affermazioni non sono «soltanto» manifestazioni di un antisemitismo di ritorno sull’onda della crisi in Medio Oriente
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato giovedì al governo (e ai media venerdì mattina) i suoi principi per il “dopo Hamas” a Gaza. Secondo l'ufficio del primo ministro, si tratta di un "documento di principi che riflette un ampio consenso pubblico sugli obiettivi della guerra e l'alternativa civile al governo [attuale] dell'organizzazione terroristica nella striscia di Gaza".